giovedì 4 febbraio 2010

I cento passi del silenzio

La stanza é piccola, le persiane sono appena aperte, tanto da far entrare un po' di luce. Fa caldo, deve essere la fine di agosto. Fa ancora più caldo perché quella stanza é piccola e piena di tappetti. Per terra, i vestiti di una bambola, sparsi. Nell'animo, un sentimento di angoscia, ma anche di serenità, perché la casa é vuota. Non ci sono rumori, solo silenzio. E' tutto cosi' perfetto, i pensieri stessi dicono che tutto é tranquillo e perfetto, fino a quando si sente il risuonare metallico della portiera di una macchina. In un attimo tutto crolla, l'angoscia e la paura prendono il sopravvento. Uno sguardo veloce fuori dalla finestra rende realtà la paura più grande. A partire da quel momento, tutto é veloce. La porta della stanza si chiude, a chiave. Il respiro diventa pesante, rumoroso, nonostante tutti i tentativi di tenerlo segreto. E scatta la necessità di trovare un posto in cui nascondersi, per mettersi ancora di più al riparo, nonostante il fatto che nessuno possa avere accesso a quella stanza. In quei momenti, la paura diventa un sentimento, un'emozione chiara. Arriva la triste consapevolezza che tutto puo' finire in un attimo, senza poter agire contro il destino. Poi arrivano i passi e la maniglia della porta che si piega. A quel punto, il respiro non esiste più, é svanito nel nulla. La porta cigola, ma resiste, non si apre. Il respiro diventa salvezza in quel preciso momento. E' sempre silenzioso, ma é vivo. I colpi contro la porta non fanno paura...é finita per ora. E dopo? dopo dopo dopo...dopo, non importa.

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