lunedì 12 maggio 2014

La testa sotto la coperta

Non ho capito molto questo weekend. Ho passato il tempo ad osservare il tempo passare. Faceva freddo poi. Mi sono rifugiata sotto una coperta, accanto a te. Un plaid blu. Tutti e due sul divano. Io sotto il plaid a gelare, tu a cercare film da guardare. Ogni tanto sentivo la tua voce che mi chiedeva se dormissi. Io, in trans, rispondevo con un mugolio che voleva dire no.
Ieri sera mi hai detto non andare. Ed io sono rimasta. Prima sotto la coperta blu. Poi sotto il piumone bianco. Ho immaginato l'innominato morire di fame, ma mi sono detta che un gatto trova comunque qualcosa da mangiare. In un modo o nell'altro.  
Hai cucinato la cena per me. Per la prima volta. Niente di speciale. I soliti ingredienti. Le carote. Le patate. Bollite. La carne. L'insalata. La vinaigrette à la française. Ho mangiato perché volevo tornare sotto la coperta. 
E ci sono tornata. Ero a pezzi. Ero stanchissima. Mi hai chiesto il perché. Ti ho detto che non sapevo. Mi facevano male le ossa, la testa, il cuore. Un momento no, ho pensato, ma l'ho tenuto per me. Ho detto solo che mi spendo troppo per cose non importanti. Che devo mettere me prima degli altri. Tu hai pronunciato la parole "juste". Io l'ho incapsulata e salvata nella mia memoria. 
E intendo farlo. Intendo pensare a me. Per non finire con la testa di nuovo sotto la coperta. Blu o di altro colore.

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