lunedì 11 luglio 2011

I have to give birth

Pacchi ovunque. Frasi. Affetto. Tristezza. Paura. Stupore. Insonnia. Parole in tre lingue. Voglia di comunicare. Disordine mentale e fisico. Senso di inadeguatezza. Incapacità a pensare. Presa di coscienza di una pazzia annunciata. Lacrime. Gioie. Hand over note da preparare. La canzone sbagliata al momento sbagliato. Futuri neonati scomodi. Sbagli. Colpacci. Dimenticare. Ricordare. Telefonate perse. Telefonate a cui non rispondere. Uomini perfetti. Donne imperfette. Rivelazioni scottanti. Mobili da dare via. Mal di testa. Caramelle rancide. Rancori paterni. Amori materni. Occhiaie. Rughe nascenti. Parole in inglese capite. Parole in italiano sconosciute. Pronuncia esatta. Vocabolari. Cartine. Prenotazione. Treni. Aerei. Soldi. Panini. Mangiare disordinato. Una lista di amici. Una lista di amici da dimenticare. Una lista di sbagli. Una lista di amori inventati. Una vita di amori desiderati e mai avuti. Un paese da lasciare. Uno in cui dovei tornare. Un altro in cui andare. Confusione. Un uomo fissato. Uno matto. Uno cretino. Uno bello. Uno strano. Neanche uno normale.

Quinze jours à tuer, direbbero i francesi. Io aggiungo quindici giorni per rovinarsi. L'anima, il conto in banca, la stabilità mentale. Quindici giorni pesanti come un'ultima settimana di gravidanza, con le gambe gonfie, l'insonnia e la pancia che gratta. Peccato che io incinta non ci sia mai stata. Ma nonostante questo, I should give birth...forse solo per sopravvivere. Quindici giorni in una vita quanto valgono? Domanda senza risposta. Meglio concentrarsi sugli esercizi di respirazione.

1 commento:

topogigio ha detto...

e la vita ha ripreso a pulsare...c'è stata, la RI-NASCITA!