giovedì 5 maggio 2016

Don't go away

Mi é successo qualche settimana fa di trovarmi per strada di notte, in una città a me poco conosciuta, ma a te conosciutissima. Là dove tu sei nato e cresciuto. Una di quelle città dove l'orrore di questi ultimi mesi di terrore ha lasciato il segno. Tornavamo da un compleanno a casa di un tuo amico. E di colpo ci siamo trovati in mezzo ad una ressa. La gente correva verso di noi e gridava, ci incitava a scappare via dal il pericolo. Tu mi hai detto "corri, Francesca, corri". 
Io sono partita veloce senza sentire le gambe, mentre i pensieri erano lí con me, pesantissimi. Ero preoccupata, impaurita. Mi chiedevo se si trattasse di un altro momento di orrore, mi chiedevo quale fosse la migliore strategia da attuare, se mi dovessi buttare in terra, nascondermi in un antrone, dietro una macchina o non so dove. Ho temuto che qualcuno iniziasse a sparare contro di noi, come era già successo. Quello scenario surreale che mi aveva fatto rabbrividire al solo pensiero. 
Ma quasi subito, in questo momento di forte angoscia, mi sono chiesta dove fossi tu, se fossi ancora accanto a me, se stessi bene. E ho allungato la mano verso di te, che correvi a pochi metri da me. E' stato un attimo, ma ho pensato che prima di me, ci fossi tu e la tua salvezza. Tu che sei parte di me.  Ho pensato che mi sarei salvata se ti fossi salvato anche tu. 
Poi la paura é passata. La situazione si é calmata. Siamo saliti in un taxi e fuggiti verso casa, nel tentativo di non pensare, far passare lo spavento, andare oltre. 
Ma qualcosa mi é rimasto: in quel momento preciso, mentre tendevo la mano verso di te, ho capito che ti amavo. Veramente. Ho capito che potevo perdere tutto lí, ma non te.
E forse, questo é proprio amore. Quello vero. 
  

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