giovedì 20 novembre 2014

No good at goodbyes

Quelle strane situazioni in cui tu dici: vorrei, ma non posso. Vorrei tornare lí. Ma non posso. Vorrei tornare in un momento preciso. In una situazione di mente e cervello, cuore e stomaco liberi. Di spensieratezza (ma quando mai sono stata spensierata io? mi chiedo icnredula). 
Ho sofferto. Per poco meno di 48 ore. Ho sofferto perché ho capito che quella vita che io avevo non esiste piú. Non c'é. Siamo cresciuti. Siamo invecchiati. Ho visto le prime rughe intorno alla bocca della mia amica. Vedo anche le mie.
Ho visto il viso stanco dell'amico che sta salutando il padre. Ho visto la disperazione celata di chi ha visto una vita partire, senza poterla chiamare propriamente vita. Ho snetito il silenzio imbarazzante fra me e te. Sí, me e te. Noi. Quel silenzio che non c'é mai stato, neanche quando tu soffrivi perché io ti avevo lasciato via. Ho sentito il silenzio scelto per non ferire l'altro e per non dire troppo. 
If I could turn back time. Non sarei mai andata via. Ma le cose sarebbero cambiate comunque. Ne sono sicura. E io non sarei stata brava a dire arrivederci a quella parte di vita. Alla finta spensieratezza. Alle domenica nella casa soffitta a cucinare torte. Alle domeniche all'Union a fare gli aperitivi con i thé alla menta. 
A me stessa. Che non sono la stessa. Sono cambiata anche io. E non solo per le rughe. Le consapevolezze. La tristezza per quanto ho perso. Per la vita. 
Salut Bruxelles. Au revoir Bruxelles. Je ne sais pas si je serai à nouveau là. Parce que de temps en temps il faut savoir dire au revoir.
 

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