martedì 8 luglio 2014

Un nid douillet

Cartoni. Mi sento male solo a pronunciarla quella parola. Per tre anni, non mi sono mossa. Non potevo neanche immaginarlo. Non potevo neanche pensarlo. L'envisager, dicono loro, i francesi. Sono rimasta in 9 metri quadri di camera. Ad accumulare cose, polveri, pensieri, qualche sorriso, qualche lacrima (poche, io piango poco), gioie e dispiaceri. 
Poi, non ce l'ho fatta piú. Il nano peloso. La casa sporca. Le ore passate nella metro per venire da te. Ti ho detto "provo ad avvicinarmi". E poi finiamo per cercare casa insieme. Perché Londra costa tanto. Perché tanto saremmo comunque e sempre stati insieme most of the time.
E cosí, dopo la querelle del cercare, ecco arriva la casa. E i cartoni. Ne ho preparato uno quasi tre settimane fa. Mi faceva sentire bene. Non avevamo casa a quell'epoca. No. Ma lo dovevo fare per togliere cose di torno. Per fare pulizia. Dentro e fuori. Per iniziare a schiarirmi le idee. Ieri sera, complice dell'assenza del nano peloso e del coinquilino, sono tornata ai cartoni.
Non ho potuto non pensare. Non ho potuto non pensare a tre anni fa. Quando ero in mezzo ai cartoni. E alle lacrime stratificate. Secche. Che non uscivano piú. Il buco nello stomaco. Non posso non pensare a quella ultima nostra settimana di silenzio. Di muro mio contro te. Quando capisci che ormai non c'é niente da fare. Solo accettare che la vita ti ha tolto anche questo. 
Il mio nuovo coinquilino tutto questo non lo sa. Non ce la faccio per ora. Magari un giorno. Ho completamente cancellato questo passato dalla mia vita per il mio nuovo co-équipier. Cosa gli andrei a dire? Senti, io ho già vissuto con qualcuno. Senti, é stato un disastro. Senti, j'ai enduré tout ça. 
Meglio tacere. Meglio ripetere solo questo: je voudrais un nid douillet pour nous. J'en ai besoin. Ogni volta che glielo dico, lui sorride. E mi abbraccia. E anche i cartoni fanno meno paura. Merci, encore une fois.

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